Paola Ambrosi (ed.), José Bergamin tra avanguardia e barocco. Pisa, ETS, 2002, 272 p.
Nel panorama culturale spagnolo del Novecento José Bergamín è una figura cardine, soprattutto in momenti determinanti della vita letteraria e politica del suo Paese, non solo per l’attività di scrittore, che svolse con continuità, ma per l’esempio di fermezza intellettuale, di ricerca e disponibilità al dialogo dimostrati come uomo, come editore e nelle alte cariche che gli furono affidate negli anni della Repubblica e oltre. Si può essere d’accordo o meno sulle sue decise prese di posizione in campo religioso, politico o letterario, ma gli si devono riconoscere forza e onestà intellettuali e integrità morale e gli si deve essere grati, io credo, per l’opportunità che ci offre di un confronto sempre fruttuoso con la sua opera.
Il convegno “José Bergamín. Tra Avanguardia e Barocco”, tenutosi a Verona dal 2 al 4 aprile del 1998, ha voluto essere un omaggio all’uomo, allo scrittore, all’intellettuale scomodo, spesso volutamente ignorato. In questo senso il progetto, che si è potuto realizzare anche grazie alla collaborazione di Silvia Monti, Rosa Grillo e Giorgio Agamben, è stato tanto rischioso quanto gratificante.
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